Dove finisce il senso di umanità? Forse alle porte della Polonia
Premetto. Nel momento in cui scrivo queste righe ho lasciato che i tasti del pc scorressero liberamente alla ricerca di una risposta di senso. Premetto. Le immagini televisive le abbiamo viste tutti. E, sono sicuro, ci hanno emozionato.
Premetto. E’ facile parlare quando non si è li e quando non si hanno responsabilità.
Dunque, i fatti sono noti. Il dittatore della Bielorussia ha pensato di usare come “arma” di pressione sull’Europa per via delle sanzioni emesse nei suoi confronti l’umanità dolente dei profughi in fuga. Li ha fatti entrare nel suo paese e li ha spinti al confine con la Polonia.
Stiamo parlando di migliaia di persone, donne, bambini e uomini convinti di poter accedere al “vecchio continente” e raggiungere così il “sogno” europeo.
Ma il “sogno” è divenuto ben presto “incubo”. Schierati i poliziotti, schierato l’esercito, i governanti polacchi hanno preavvisato anche la Nato di trovarsi di fronte ad una “invasione ostile”.
Dunque, ancora una volta, siamo di fronte ad un dilemma. Aprire le frontiere e accogliere oppure rifiutare e opporsi al “bullo” Bielorusso appoggiato velatamente dall’altro “compagno di merende” che sta a Mosca.
Il risultato, ad oggi, è che l’Europa ha detto decisamente no. Ha detto non si accolgono i profughi perché questo è e rimane una sorta di “atto terroristico” di un dittatore. Ha detto no perché in Europa si entra solo con permessi e visti regolari e ha detto no perché la Polonia mai e poi mai li avrebbe fatti passare. E, ha aggiunto, l’Europa, con un tantino di “ipocrisia”, quasi a lavarsi la coscienza, i profughi non entrano, ma la Polonia non usi i soldi del PNRR per costruire un muro ai suoi confini. Insomma, non li facciamo entrare, però guardate che noi europei siamo contro ai muri ai confini. Francamente, ho pensato, ma come, quando arrivano con le carrette del mare l’Italia accoglie centinaia di profughi e i polacchi, spalleggiati dall’Europa, li possono tenere fuori dai loro confini? Noi li salviamo dal mare e di là li possono lasciare morire nella terra di confine?
Io non so se è morto il senso di umanità che si dovrebbe avere in questi momenti. Non so se è più facile parlare da qui, dall’Italia, rispetto al vivere in Polonia. Ma so che questa è una “storiaccia” che ha preso in ostaggio uomini, donne e bambini e li usa con disprezzo per giochi di politica internazionale.
Non so se è morta la nostra umanità e non so dove è finita la sacralità della vita spesse volte invocata dai governanti polacchi, però mi chiedo se il nostro rispetto umano non sia finito alle porte della Polonia. Non ho risposte, ho solo dubbi, ma i nostri dubbi europei e di questo ne sono conscio, costano comunque la vita a decine se non a centinaia di persone. Non ho risposte, però so e di questo sono orgoglioso che noi, noi con le nostre contraddizioni le carrette del mare le facciamo sbarcare e i profughi li accogliamo. Di la, all’Est non è così e chi è stato accolto, sostenuto e aiuto prima e dopo la caduta del muro di Berlino e dopo la fine del comunismo sovietico forse lo ha dimenticato troppo in fretta.
Roberto Molinari
( pubblicato su “La Finestra” dicembre 2021 )