PRIMO MAGGIO D’UNA NUOVA ERA

PRIMO MAGGIO D’UNA NUOVA ERA

Questo Primo Maggio non è come tutti quelli passati. Negli ultimi anni il Primo Maggio era divenuto occasione anche di riflessione rispetto ad una crisi economica mondiale iniziata nel 2008. Si contestava il modello liberista dominante e i processi non governati della globalizzazione.

In Italia i sindacati si confrontavano puntando sulla denuncia non solo delle piaghe ataviche del nostro mondo del lavoro: il lavoro che non c’è, il Sud coi suoi eterni problemi di sviluppo mancato, il lavoro nero e le morti bianche.

Gli ultimi due anni, quelli della pandemia esplosa e non ancora superata, hanno frenato partecipazione ed eventi mettendo tra parentesi, sia pur una parentesi non voluta, questa ricorrenza così densa di significati storici, ma anche politici e sociali.

Ma questo Primo Maggio 2022 è cosa diversa. Perché cade nel mezzo di una “tempesta perfetta”, prodotta dagli effetti dirompenti della pandemia non ancora vinta sul piano sanitario e neanche su quello dei danni economici; ma cade, soprattutto, nel mezzo di una guerra folle e ingiustificata sorta nel cuore dell’Europa e a poca distanza da noi.

Una tempesta perfetta che introduce instabilità su instabilità. Che genera insicurezza su insicurezza, disagio sociale su disagio sociale e che pone dubbi sul futuro del nostro Continente e non solo.

Dunque, il mondo del lavoro è interrogato più che mai, in questa ricorrenza, su che ruolo può svolgere ora e dopo la tempesta perfetta. Il sindacato è un soggetto collettivo, non è mai solo la leadership di chi lo guida. La Triplice, pensando ai sindacati più rappresentativi e con il maggior numero di iscritti in Italia, ha attraversato la nostra storia alternando momenti di grande protagonismo ad altri, gli ultimi due decenni, di crisi di rappresentanza e di idee forti.

Ora, nella tempesta perfetta il mondo intero è destinato a cambiare. Muteranno i contesti internazionali e lo scrivo non a caso al plurale. La globalizzazione come l’abbiamo vissuta è finita, così come il liberismo spinto che ha dominato l’economia dagli anni ‘80. Ma ciò che cambierà maggiormente sarà la nostra vita quotidiana e quindi anche il mondo del lavoro che si troverà ad affrontare vecchi e nuovi problemi in un contesto mondiale instabile ed in continua evoluzione dove la faranno da padrone anche gli effetti della presenza massiccia di intelligenza artificiale, nuovo ossimoro del XXI secolo.

E dunque questo Primo Maggio, al di là delle parole d’ordine scelte, lancia un guanto di sfida straordinario al movimento sindacale tutto. Va scritta una “nuova grammatica” del e nel mondo del lavoro, capace non solo di pensare nuovo, ma anche in grado di fare nuova rappresentanza di chi non ha rappresentanza.

Questo Primo Maggio è anche uno spartiacque. Il movimento sindacale italiano può decidere di stare ancora con la “testa” nel Novecento oppure accettare la sfida dei “tempi nuovi”, tempi forse non migliori, ma che necessitano di essere affrontati anche da una intelligenza collettiva, con tutta la sua storia e la sua capacità, magari rinnovata, ancora non pienamente sviluppata, ma adeguata ai cambiamenti che la contemporaneità impone. Servono forze sociali in grado di rappresentare gli esclusi dissuadendo i ceti popolari affinché dall’ascolto delle sirene del populismo e proteggendoli dall’autoritarismo di autocrati sempre pronti a picconare le basi della nostra democrazia. Unico luogo dove, malgrado contraddizioni e fragilità, resta possibile costruire una società aperta.

Roberto Molinari, Direzione Provinciale Pd Varese

( pubblicato su www.rmfonline.it del 29 aprile 2022 )