Tre indizi, una prova

Tre indizi, una prova

Tre indizi dovrebbero costituire, almeno nei film gialli, la prova che inguaia il colpevole. Allora vorrei con un po’ di retorica provare a utilizzare questo paradosso per spiegare un’idea e una sensazione. Dunque partiamo dal primo indizio.

Salvini ha passato le ultime settimane a inveire contro i giudici, contro chi gli ha spiegato che nel nostro Paese vige ancora la separazione tra i poteri e a fare campagna elettorale con toni ben al di sopra delle righe in Emilia Romagna e Umbria. Risultato? Il centrodestra ha perso pesantemente, la Lega è passata dal quasi 40% di 5 anni fa ad una percentuale tra il 5 ed il 7% e in Umbria la presidente uscente leghista e quindi al governo della regione è stata sonoramente battuta. Dunque, un segretario nazionale che subisce una simile débacle dovrebbe quantomeno essere contestato per manifesta incapacità.

Secondo indizio. Qui siamo in casa nostra come amabilmente in passato ci avrebbero detto i leghisti. Affaire Beko, la multinazionale turca che ha acquistato gli stabilimenti Whirlpool in Italia e quindi anche quelli della Cassinetta di Biandronno dove lavorano molti varesini per non parlare poi dell’indotto.

Ebbene, è di queste settimane l’intenzione manifesta dei turchi di ridimensionare di molto la propria presenza con conseguenze devastanti sull’occupazione  tanto da far temere anche la chiusura dell’impianto. Il Sindaco di Varese ha promosso un consiglio comunale dedicato, coinvolgendo i Sindacati e Confindustria, con la ferma intenzione di portare la forza dell’Ente al sostegno di trattative e ha quindi rivendicato anche il ruolo politico del Capoluogo. La Lega prima si è opposta alla discussione sostenendo l’inutilità della seduta, poi, rendendosi conto di quanto fosse impopolare, ha proposto di destinare le risorse che i comuni ricevono dagli storni dei frontalieri alla formazione  dei dipendenti Beko licenziati.

Due commenti. Chiunque ha un minimo di esperienza politica in situazioni di questo genere sa che o c’è una mobilitazione “territoriale” di tutte le istituzioni e delle forze politiche della zona o si rischia di divenire merce di “scambio” con altri territori. Secondo.  Se vuoi difendere i posti di lavoro non ti presenti con la proposta che tanto i licenziati saranno accompagnati a nuova professione con soldi pubblici (anzi dei comuni, e visto come sono messi i bilanci dopo i tagli del Governo Meloni vi lascio immaginare quanto servano quei ristorni). E questo, banalmente, perché devi difendere i posti di lavoro e non accettare, almeno in partenza, che non ci siano più.

Terzo indizio. Nell’ultimo consiglio comunale di Varese è stata presentata una mozione per chiedere al Sindaco di censurare un assessore. Ora, al di là dello strumento sbagliato, il risultato è stato che le carte presentate dal consigliere di opposizione erano parziali, tanto da essere smentite in seduta stante e non tenevano in conto che, come è stato ben spiegato dal Sindaco, quando tu ti relazioni con altri Enti o Istituzioni costruisci dei percorsi di dialogo e di confronto prima di arrivare poi a mettere nero su bianco le decisioni. E se non fai questo sei condannato all’immobilismo come è stato nei 23 anni di governo della Lega della città.

Risultato? La Lega tra assenze di suoi consiglieri, assenze di altri gruppi e voto di astensione di FdI, non solo è risultata  imbarazzante, ma, anche isolata (mozione di censura: voti a favore 6, voti contrari 18, astenuti 2).

Ora, come scrivevo, tre indizi fanno una prova. Quale? La Lega oggi non rappresenta più il territorio, non è più in grado di svolgere un ruolo positivo di “sindacato del territorio”, non è in grado di formulare proposte di senso, ma neanche di presentare una classe dirigente all’altezza di rivendicare il governo della città, figuriamoci del Paese.

Roberto Molinari

(www.rmfonline.it del 29 novembre 2024 )