Violenza di piazza: per quanto ci crediamo assolti siamo tutti coinvolti
di Roberto Molinari*
Leggo sempre con interesse quello che scrive l’amico Max Lodi. Le sue sono riflessioni sempre pacate e di buon senso e questo, a mio parere, aiuta chi legge a non cadere nella facile retorica.
Voglio così prendere spunto da quanto ha scritto su questa testata circa il tema sicurezza per provare ad esprimere, nella mia duplice veste di assessore ai Servizi Sociali del Comune di Varese, ma anche come esponente del PD, qualche pensiero, senza cadere né in atteggiamenti partigiani, di difesa, né, in quello che il Manzoni ha definito come il “senso comune”, “Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune.” E dunque, a me pare davvero e lo scrivo senza pregiudizio, che talvolta, anzi, molte volte, ci tocca di pensare di vivere, in questo momento storico, in questo particolare momento, come durante la “peste” del 1630, nel tempo in cui il gran Lombardo ambienta il suo romanzo.
Un tempo, quello, dove i governanti spagnoli volgevano lo sguardo altrove, mentre oggi, i governanti di oggi, si impegnano con parole e con i fatti ad alimentare un senso comune che sembra non aspettare altro per divenire protagonista e, di conseguenza, ad espellere il buon senso da ogni azione o quotidianità.
Così, mi permetto, senza troppo scomodare Pasolini, nello scrivere che io sto con i poliziotti, con le forze dell’ordine e non con chi usa la violenza a giustificazione e supporto delle proprie tesi, ma, proprio per questo e proprio perché penso che i “figli del popolo” siano i tutori della legge, persone che rischiano la vita sulle strade e nelle strade per quattro soldi e con senso dello Stato, proprio per questo, credo che alcuni aspetti vadano “scolpiti” in ogni riflessione ed in ogni dibattito, proprio per frenare quel senso comune che viene alimentato ad arte da chi, della falsa retorica per aumentare la paura ed il proprio consenso elettorale, ha fatto il proprio mantra.
Come sappiamo bene, lo Stato di diritto, ha il monopolio della violenza e proprio perché siamo in uno Stato di diritto questo monopolio va esercitato con gradualità e assoluti limiti. Leggere oggi di un DDL sicurezza che pensa di inasprire le pene come risposta al dilagare dell’insicurezza non solo assomiglia alle famose “grida manzoniane”, ma rappresenta l’ennesima presa in giro degli stessi operatori dell’Ordine. Ma il peggio di un pensiero frutto solo della logica propagandista sta nel poter proporre il così detto “scudo penale” o qualcosa di simile, a seconda di chi dichiara per questa maggioranza di governo, per le Forze dell’Ordine come panacea del difficile vivere quotidiano dei nostri cittadini in uniforme.
Proprio perché lo Stato e quindi le F.d.O. hanno il monopolio della violenza non ci può essere nessuno al di sopra della legge e proprio per questo delicatissimo compito non ci possono essere neanche lontanamente dubbi sull’uso della forza e su come questa sia esercitata e da chi e per quali motivi.
E dunque, a me pare che, il tema dell’insicurezza alimentata, ahimè, proprio da chi oggi si erge a presunto paladino della tutela dei cittadini comuni e dei cittadini in uniforme sia francamente utilizzato solo come specchietto per allodole e non per risolvere i problemi all’origine.
Questo non toglie, questo mio pensiero, non vuol dire che il nostro centrosinistra non sia esente da amnesie, mancanze e responsabilità su questo tema, né, tanto meno che tra noi, tutti la pensino in maniera eguale. Così come, io penso, non tutti comprendono appieno e lo dico per i miei compagni ed amici di partito che il tema della sicurezza è un tema di libertà da non sottovalutare come non sottovalutiamo gli altri diritti individuali. E lo è perché se il cittadino si sente minacciato, impaurito, non sicuro, è limitato nella sua libertà personale ed individuale e noi, anche noi dobbiamo porci il problema di non sottovalutare né derubricare a semplice condizionamento questo fatto e dobbiamo, anzi, porci con forza, il come sanare questa ferita aperta nella gente comune.
Se i cittadini temono per le truffe agli anziani o i furti in casa, se le persone hanno paura a passeggiare di sera nei quartieri o nel centro cittadino, se si raccolgono firme sull’onda di un fatto o di un presunto fatto, noi dobbiamo farci portatori di queste istanze e non avere comportamenti supponenti solo perché le statistiche dicono il contrario.
Dobbiamo avere la capacità di comprendere quando le persone, al di là della realtà, una realtà che sappiamo tutti bene, viene molte volte mistificata e manipolata da professionisti della disinformazione, quando, appunto, il cittadino si sente violato nella sua persona e questo sentimento si trasforma in paura irrazionale e, appunto, “senso comune”. E questo stato d’animo è il peggior nemico della convivenza civile nella nostra realtà quotidiana e di questo periodo storico.
E dunque, senza scomodare Blair ed il suo “duri con il crimine, duri con le cause che hanno portato al crimine”, mi sento di scommettere e questo lo faccio anche in ragione del mio osservatorio privilegiato di assessore ai Servizi Sociali, sul fatto che, accanto a decisioni che possono portare a maggior presidi e maggiori assunzione di persone nelle F.d.O. così come anche nel portare rinforzi alla magistratura inquirente, forze necessarie per svolgere quelle indagini che rischiano di essere accantonate per mancanza di risorse umane, mi permetto, senza cadere nella banalizzazione, di scrivere che occorre anche intervenire su altri aspetti che ci riguardano da vicino e forse anche da molto vicino.
Così, io penso, occorre intervenire su tutti gli aspetti educativi, sulla prevenzione e la consapevolezza che i comportamenti devianti sono spesso frutto di scarsa consapevolezza se non di immaturità figlia di situazioni complesse che sfuggono agli adulti tanto più se parliamo di minori e minori che non sanno e non sono in grado di distinguere il bene ed il male.
Così come dovremmo renderci conto di quanto sia divenuto complesso l’essere adulti per generazioni che hanno perso il senso della genitorialità e di come questo sia estremamente difficile in un tempo dove l’emergenza educativa è esplosa con tutte le sue contraddizioni. Così come con coraggio bisogna perseguire le politiche dell’integrazione fuggendo dalla retorica del buonismo, così come dalla accidiosa ed insopportabile idiosincrasia per cui tutti i diversi sono criminali a prescindere.
E questi solo per citare alcuni aspetti che oggi appaiono problematici, senza negare i gravi problemi che stiamo vivendo per assenza di risorse, personale e strategie per un nuovo welfare in grado di rispondere al progressivo invecchiamento e impoverimento delle nostre società moderne, dove, tra le tante paure non va dimenticata quella di diventare poveri e senza nessuno che ti aiuti.
E dunque e mi scuso con Max per la lunghezza di questa mia e per i tanti argomenti che ho posto all’attenzione di chi avrà la pazienza di leggere, francamente, trovo sempre più insopportabile quel ceto politico o presunto tale che sta trasformando la propria incompetenza nell’affrontare certi problemi nella nuova “pesta manzoniana”, quel ceto politico nazionale e talvolta anche locale e qui a Varese abbiamo alcuni fervidi esempi che, non solo, non affronta i problemi, ma, anzi, si dimostra fallimentare nelle soluzioni che sono solo “grida manzoniane” e che trova la propria ragion d’esistere solo nell’alimentare la paura con paura che chiama irrazionalità e uomo o donne forti senza, tuttavia, risolvere nulla ed anzi aggravando i problemi ed inneggiando al “fai da te” giustizialista.
Così come, perché nessuno si deve chiamare fuori, sono dubbioso anche con chi, nel mio campo non vede il pericolo di un senso comune che si diffonde o come ha scritto Pier Aldo Rovati “Quanto alla paura, noi ripetiamo quotidianamente questa parola infausta che ormai si è trasformata in uno dei caratteri sintomatici del nostro tempo. Paura dell’altro e del diverso che permea la difensività del senso comune e ne diventa la linea di forza. Ma anche il buon senso si nutre continuamente di una sua paura: appunto il timore di essere assorbiti e colonizzati da ciò che la gente “sente” e condivide senza riflettere”.
E noi, anche noi del centrosinistra, questo stato di cose, questi sentimenti non ce li possiamo permettere.
Ma, a dire il vero, non dovrebbe permetterseli chiunque aspirasse ad essere forza di governo in una società complessa come l’attuale.
*assessore Servizi Sociali
esponente PD Varese
( pubblicato su www.malpensa24.it in data 16 gennaio 2025 )
( pubblicato su www.malpensa24.it del 16 gennaio 2025 )